Si chiama “Smart PMA” il progetto tutto italiano ideato dall’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino, soggetto coordinatore e primo promotore, che ha risposto all’urgenza di non abbandonare in tempi di Covid-19 i pazienti affetti da sterilità in trattamento sfruttando l’uso della telemedicina.
Sulla scia dell’ospedale Moscati hanno attivato il servizio anche il Policlinico San Martino e l’Ospedale Evangelico di Genova, il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, l’Ospedale Sandro Pertini di Roma, l’Ospedale di Conversano (Asl Bari); e in seguito si sono uniti i due centri lombardi: l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e l’Ospedale metropolitano Niguarda di Milano.
Attraverso l’uso di videochiamate sono partiti controlli e consultazioni per le coppie in lista d’attesa , una sorta quindi di “finestra informativa” sempre attiva per chi avesse delle urgenze, indipendentemente dalla sede. Al Moscati di Avellino l’iniziativa è partita dal 6 marzo: il dottor Cristofaro De Stefano, responsabile dell’Unità Operativa di Fisiopatologia della Riproduzione, ha raccontato il progetto a Sanità Informazione, dicendo che l’idea è nata dalla priorità di non sospendere un’attività assistenziale ai pazienti, e in questo caso alle coppie con il problema della sterilità. C’è da sottolineare che i trattamenti di fecondazione assistita non rientrano, per istruzioni del Ministero della Salute e anche a livello aziendale e regionale, nelle procedure urgenti, ma non si poteva ignorare il problema e occorreva dare una risposta agli assistiti. La soluzione è stata la telemedicina che ha dato la possibilità, così, di seguire i pazienti senza recarsi direttamente in ospedale. In pochi giorni si sono definiti i percorsi per la sicurezza e la privacy dei pazienti, aspetto importante nei colloqui effettuati via web. Da qui è nata l’idea di estendere l’iniziativa a una rete di ospedali pubblici che si occupano di procreazione assistita, per condividere aspetti, modulistica e procedure.
Questa tipologia di consultazione è molto importante, difatti non si esclude la possibilità di perfezionarla e utilizzarla anche per il futuro, per poter alleggerire anche nei prossimi mesi il numero di accessi dei pazienti nei centri. Va tenuto conto che le cliniche della riproduzione non sono spesso vicino casa e occorre spostarsi da una regione all’altra, pertanto questo tipo di sperimentazione potrà essere utile per il futuro.
La telemedicina, inoltre, può essere personalizzata in quanto ci sono coppie che, avendo già iniziato dei trattamenti, hanno solo bisogno di definire il piano terapeutico e i farmaci, per cui con essi la conversazione è solamente interlocutoria. Mentre ci sono coppie che essendo all’inizio del percorso, hanno necessità di definire l’aspetto diagnostico e avere indicazioni sui trattamenti; a queste coppie dopo il colloquio online possono essere date indicazioni per effettuare alcuni esami presso strutture sanitarie più vicine al luogo di residenza.
La procedura inizialmente ha fatto registrare una bassa percentuale di adesione, che fortunatamente è andata via via crescendo. Il fatto che ci sia una rete di ospedali unita in questo progetto fornisce maggiore fiducia ai pazienti, che si sentono di far parte di una comunità. In tutti gli ospedali la vita quotidiana è cambiata radicalmente in questi mesi e quindi dare un segnale di speranza nel futuro, è importante e, soprattutto a livello psicologico, il percorso iniziato attraverso il sistema Smart è fondamentale per le coppie in modo che non si sentano mai abbandonate.
Rivista SANITA’ E INFORMAZIONE