Il M5S si è pronunciato sulla legge 40 evidenziando la volontà di modificarla, poiché è dell’idea che bisogna fare in modo che le sentenze della Corte Costituzionale, a cui le coppie sono costrette a rivolgersi, possano essere attuate. La pentastellata Mammì (prima a firmare il ddl) sottolinea che è necessario abbattere le differenze tra fecondazione eterologa e omologa, garantendo un tariffario nazionale e quindi eliminando le sproporzioni nelle tariffe regionali per accedere alle diverse tecniche di PMA, che penalizzano molte coppie.
L.art. 1 del ddl garantisce il ricorso alle tecniche di PMA anche alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili, permettendo a tutti la diagnosi genetica pre-impianto degli embrioni. Si ricorda inoltre che la legge 40 vietava il ricorso alla donazione di gameti sia femminili sia maschili esterni alla coppia che accede alla PMA e che la Corte nel 2014 ha dichiarato l’incostituzionalità di tale divieto. La legge 40 ha istituito il Registro nazionale dei donatori a scopo di PMA di tipo eterologo ma attualmente la disciplina di tale istituto è in fase di definizione. Spesso le coppie sono costrette a pagare cifre assurde e c’è una differenza di tariffe tra regioni e così si lucra sul problema dell’infertilità. Per questa ragione la donazione dev’essere volontaria, anonima e gratuita e l’importazione e l’esportazione di gameti devono essere consentite, secondo il ddl, rispettivamente, solo DA e VERSO istituti che operino senza fini di lucro.
Quindi l’obiettivo del ddl è quello di intervenire sulla legge 40 mettendo la parola fine a tutte le incongruenze che limitano l’uguaglianza dei cittadini nel ricevere una un’adeguata prevenzione e cura delle cause di infertilità e pertanto di garantire la tutela della salute riproduttiva .