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Fecondazione Assistita con ovociti propri, fino a quando..

Fecondazione Assistita con ovociti propri quando dire basta e pensare all’eterologa?

Avere un bambino in modo naturale è il sogno di ogni donna ma quando bisogna ricorrere a un trattamento di Fecondazione assistita, la possibilità di poter utilizzare i propri ovociti è una consolazione. Non l’ho concepito naturalmente ma il DNA è mio, questa è la prima frase che ci diciamo. Il pensiero poi di dover passare a una fecondazione eterologa è fuori dalla nostra portata.

Fecondazione Assistita con ovociti propri, fino a quando?

Ma fino a quando bisogna insistere nel fare un trattamento di fecondazione assistita con ovociti propri? Fino a quando bisogna provare e riprovare? E quando arriva invece il momento di dire basta? Sono interrogativi che tutte le donne che non possono concepire naturalmente si pongono giorno dopo giorno, notte dopo notte, fino a diventare quasi un’ossessione.

Ci sono dei limiti, si, dei limiti che non bisogna superare e che ci devono far capire che è il momento di rinunciare ad avere un bambino, o pensare di effettuare un trattamento di fecondazione eterologa.

I vari fattori da tenere in conto prima di prendere una decisione:

  • Età: è uno dei fattori più importanti da tenere in conto quando si pensa di continuare a effettuare un trattamento di fecondazione assistita con i propri ovociti. È risaputo che la riserva ovarica della donna diminuisce con il passare degli anni, ma non solo questo, la qualità degli ovociti non è uguale in una donna di 30 anni e in una donna di 38 o 40 anni, per non parlare a 42 o 45 anni. Mentre gli uomini possono riprodursi anche oltre i 50 anni, il corpo della donna ha un limite molto più ridotto, e a partire dai 38 anni, gli ovociti possono essere portatori di anomalie cromosomiche. Questo comporta un’alta percentuale di mancato attecchimento o, di aborto.
  • Ormoni di riserva ovarica: effettuare gli ormoni di riserva ovarica al 2º o 3º giorno del ciclo, può aiutare a capire la riserva ovarica di una donna. I valori di FSH, LH, Estradiolo e Progesterone, insieme ad un’ecografia per la conta dei follicoli antrali, possono essere indicativi della possibilità di ottenere o meno un numero adeguato di ovuli per procedere con un trattamento di fecondazione assistita con ovociti propri. Un altro esame molto importante è l’AMH che può essere effettuato in qualsiasi momento del ciclo mestruale.

Trattamenti di Fecondazione assistita con ovociti propri: quanti bisogna effettuarne, quando dire basta.

Questo è, molto probabilmente, l’indicatore che con più certezza dimostra se continuare a effettuare dei trattamenti di fecondazione assistita con ovociti propri o meno. Valutiamo alcuni casi in cui vale la pena continuare o è consigliabile passare a un trattamento di fecondazione eterologa.

  • Se si è al primo tentativo di fecondazione assistita e si sono ottenuti un numero adeguato di ovociti (8-10) da poter permettere un transfer allo stadio di blastocisti (5º giorno di sviluppo embrionale), si può pensare di fare un ulteriore tentativo.
  • Mettiamo il caso che si è già al secondo tentativo di Fecondazione assistita con ovociti propri e si siano attenuti solo 4-5 ovociti. Di questi, si sia ottenunto un embrione allo stadio di blastocisti con risultato negativo. Se l’età della donna è al di sotto dei 40 anni si può pensare di riprovare, ma in età superiore è possibile che tra gli ovociti ottenuti nessuno sia sano, e da qui il risultato negativo. In questo caso bisogna decidere se, effettuare un nuovo tentativo con Diagnosi Genetica Preimpianto pur sapendo che dei 4-5 ovociti che si potrebbero ottenere nuovamente, nessuno arrivi allo stadio di blastocisti o, passare direttamente alla fecondazione eterologa.
  • Se si ha oltre 40 anni e una buona riserva ovarica, con un solo tentativo di Fecondazione assistita con ovociti propri alle spalle, si consiglia di procedere solo con Diagnosi Genetica Preimpianto in modo da essere sicuri di poter arrivare a blastocisti (è sempre consigliato arrivare a blastocisti per evitare di fare dei transfer di embrioni di cui non si hanno informazioni) e poter garantire il transfer di embrioni sani. Anche in questo caso bisogna però tenere in conto che si possa non avere degli embrioni allo stadio di blastocisti.

Naturalmente è facile parlare quando si è al di fuori, ma è molto più difficile prendere la decisione quando siamo noi ad aver avuto la sfortuna di non poter concepire naturalmente.

Cosa significa passare a effettuare un trattamento di fecondazione eterologa?

Passare a un trattamento di fecondazione eterologa significa dire basta. Basta con stimolazioni ovariche, con somministrazione di ormoni, con false illusioni con soldi sprecati inutilmente.

Passare a un trattamento di fecondazione eterologa significa poter riaccendere la speranza di avere un bambino,  portarlo dentro durante 9 mesi,  sentirlo muoversi e vederlo nascere. Naturalmente chi può consigliarci al meglio è di sicuro il nostro medico. I medici sanno bene le possibilità di gravidanza che ognuno di noi ha nel momento in cui prende visione degli esami e dell’ecografia, e in base ai trascorsi clinici.

La fecondazione eterologa fa paura, ma la paura finisce con il test di gravidanza positivo ed esplode nel momento in cui si ha il proprio bambino in braccio. Da 7 anni lavoro in quest’ambito e posso assicurare che ho visto solo coppie felici di aver effettuato un trattamento di Ovodonazione.

Articolo di Angela Arlotta

Angela Arlotta |Traduttrice e interprete e Coordinatrice

Clinica di Riproduzione assistita IVF Spain Madrid

Vedi scheda: www.clinichefecondazioneeterologa.it/clinica-IVFSPAIN/

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