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PRESERVAZIONE DELLA FERTILITÀ FEMMINILE

PRESERVAZIONE DELLA FERTILITÀ FEMMINILE

Sono molti i fattori che nel nostro secolo costringono sempre più donne a vedere allontanarsi l’età del parto, dalla difficoltà a trovare lavoro, alla mancanza di un contesto stabile a livello familiare e personale. Per questo la preservazione della fertilità rappresenta un’opzione in grado di dare risposta all’esigenza di assecondare il desiderio di maternità e di costruzione di una famiglia all’interno di un contesto che spesso non risulta favorevole al proprio progetto di vita.

Di solito le donne che pensano di preservare la propria fertilità sono donne di cultura medio-alta in attesa del momento più opportuno per pianificare la nascita di un figlio. Secondo le statistiche più del 75% erano single al momento della vetrificazione.

Riguardo il livello di istruzione, il 72,8% ha conseguito la laurea, Insegnanti (7,6%), avvocati (5,7%), economiste (4,3%) e medici (4,1%) sono i profili professionali più diffusi. Per quanto riguarda l’età, il 63% di loro ha tra i 37 e i 39 anni, anche se negli ultimi anni si sta assistendo a un aumento dello spettro di età: risultano infatti interessate da questo tipo di trattamento donne fino ai 42 anni (16,2% di ultraquarantenni).

Come trattamento di PMA, la “preservazione della fertilità” consiste nel congelamento dei propri ovociti per preservarli in vista di un utilizzo futuro, e tramite un trattamento di FIVET, avere l’opportunità di diventare madre con i propri gameti e carica genetica.

Accanto al ricorso ai trattamenti di preservazione della fertilità in pazienti oncologici (che in Spagna offriamo gratuitamente dal 2007), si sta ora diffondendo la richiesta di preservazione per ragioni sociali, personali o affettive. La ricerca di un lavoro, di una casa e di una situazione sentimentale stabile ha continuato a crescere negli ultimi anni fino ad allungare l’età media delle donne, che diventano madri a 32,1 anni, secondo le ultime rilevazioni dell’Istat su natalità e fecondità della popolazione italiana.

Si tratterebbe della possibilità di vetrificare i propri ovuli e conservarli dopo essersi sottoposti ad un ciclo di stimolazione ovarica, in un periodo fertile per età, per poi poterli fecondare in futuro quando la donna sceglie di diventare madre.  Questo trattamento permette quindi di mantenere gli stessi livelli di fertilità nonostante l’avanzare dell’età.

Molte sono le pazienti che negli ultimi anni hanno fatto ricorso a questo trattamento per motivazioni non strettamente mediche in Spagna.  L’Italia è il quarto Paese, dopo Francia, Israele e Regno Unito nel ricorso alla preservazione della fertilità per motivi sociali.

L’età più indicata per sottoporsi al trattamento è compresa tra i 30 e i 37 anni, dal momento che dai 38 in poi la riserva ovarica di una donna diminuisce sensibilmente e così la qualità degli ovociti. Prima di iniziare il percorso, vengono effettuate alcune analisi del sangue, in particolare l’esito dell’ormone Antimulleriano ed ecografie per valutare l’effettiva riserva ovarica.

Con queste prove avremo la conferma sulla riserva ovarica della paziente.  La riserva ovarica è definita: la quantità di follicoli presenti nelle ovaie in un determinato momento.

Le donne partono da un numero all’incirca di 10 milioni di ovuli prima della nascita. Alla nascita, il numero si riduce fino 1,5 milioni e scende a meno della terza parte al momento del primo periodo mestruale.

Quando le donne arrivano ai 35/37 anni, questa riserva ovarica è all’incirca di 25000 follicoli. Il numero di follicoli e la velocità di riduzione dei medesimi cambia da donna a donna. Ma oltre che l’età, altri fattori contribuiscono ad accelerare questa procedura naturale e biologica (come ad esempio il tabacco).

La diminuzione della riserva ovarica è un processo fisiologico, continuo e irreversibile in tutte le donne al mondo.

Cura: Una volta appurata la fattibilità del trattamento la paziente viene sottoposta a stimolazione ovarica con la somministrazione di alcuni farmaci ormonali durante un periodo di 10 ai 15 giorni. Lo scopo della cura è stimolare la funzione ovarica in modo che venga prodotta una maggior quantità di ovuli. Successivamente si esegue un monitoraggio che consiste in controlli ecografici (Folliculometrie); per il prelievo si deve verificare una disponibilità e una misura di un numero adeguato di follicoli, quindi si aggiunge alla cura un’iniezione dell’ormone HCG che favorisce la maturazione degli ovociti che sono all’interno di ogni follicolo presente nell’ovario. Dopo raggiunto il numero e le misure adeguate, la paziente si sottopone a una puntura follicolare che viene effettuata in sala operatoria sotto sedazione e ha una durata di circa quindici minuti. Gli ovociti così prelevati sono analizzati in laboratorio congelando quelli che sono maturi tramite l’immersione diretta in azoto liquido a una temperatura di -196°C.

Il numero di ovociti prelevati varia a seconda della disponibilità ovarica della paziente e può arrivare fino a più di 20 per quelle più giovani e in salute. L’ideale è comunque ottenere tra gli 8 e 12 ovociti per ciclo.

Gli ovociti ottenuti, oltre che essere fecondati in laboratorio, resteranno congelati, si potranno conservare in crioconservazione per tutto il periodo desiderato o di cui ha bisogno la paziente, dato che non ci sono limiti di tempo.

Quando la paziente è pronta per la gravidanza, sarà sufficiente scongelare gli ovociti e fare un ciclo di FIVET, fecondazione in vitro (si può eseguire sia con il campione di liquido seminale del compagno, che un campione di un donatore idoneo).

In Spagna la legge non vieta alle donne single, né alle donne omosessuali, di fare trattamenti di fertilità.

Dott.ssa Carmen Aviles
      Medico specialista in Ginecologia e Ostetricia – Direttore medico di Phi Fertility
         Unità di riproduzione assistita dell’Ospedale internazionale Vithas Perpetuo.

PMA: la fecondazione eterologa entra nelle prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale (Ssn)

garantite dal Servizio sanitario nazionale (Ssn). I nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) firmati dal Presidente del consiglio dei ministri Paolo Gentiloni con Dpcm del 12 gennaio 2017, sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale (n.65 del 18 marzo 2017 Supp. Ordinario n. 15) e resi operativi. Il provvedimento inserisce nella specialistica ambulatoriale a carico del Servizio sanitario nazionale, tutte

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