Desiderare un figlio e non riuscire a concepirlo naturalmente è una delle esperienze più dolorose che una coppia possa sperimentare.
La diagnosi di infertilità/sterilità è spesso vissuta come una sentenza che può generare una “crisi di vita” a livello sia individuale sia relazionale. L’altalena di emozioni che entrano in gioco, se non gestita con efficacia, con il tempo rischia di compromettere il legame, invece di rafforzarlo. Non solo, la scelta di affidarsi alla medicina può risultare difficile da maturare e, anche quando si decide di intraprendere un percorso di PMA, il cammino che si prospetta spesso è faticoso e non sempre risolutivo del problema.
Ogni tecnica di procreazione medicalmente assistita comporta specifiche difficoltà psicologiche, relativamente al tipo di procedura medica utilizzata, ai tempi del trattamento, all’alta frequenza dei controlli e alla probabilità di successo.
In generale, le coppie che arrivano a formulare domanda di PMA hanno già vissuto frequenti delusioni e insuccessi nel periodo che precede la richiesta. I sentimenti e i vissuti di frustrazione e rabbia possono mettere a rischio la stessa efficacia delle tecniche mediche.
L’esigenza di un’informazione accurata e di un sostegno psicologico emerge ancor di più nei casi di fecondazione eterologa, in cui le emozioni conflittuali si moltiplicano in relazione all’inserimento, nel processo generativo, di un donatore esterno.
Sono necessarie una profonda elaborazione dei coniugi rispetto ai fattori psicologici implicati e la possibilità di analizzare le fantasie e le aspettative della coppia.
Le donne che ricorrono alla PMA eterologa si chiedono spesso: “Accetterò il bambino? Ci sono possibilità che non lo senta mio e possa vivere male questa gravidanza? Potrei cadere in una depressione post partum vedendo il bambino che assomiglia a una persona che non sono io?”.
Il percorso verso la maternità è ricco di incognite per tutte le donne e per tutte le coppie che si accingono a intraprenderlo ma, via via che le situazioni si presentano, i dubbi e le paure lasciano spazio alle risorse. In questa fase le coppie devono trovare uno spazio di dialogo, condivisione e confronto su questi dubbi.
Se la coppia si regge su basi solide avrà le risorse per affrontarlo: condividere il più possibile questo momento, le ansie e le preoccupazioni con il proprio compagno aiuta la coppia a superare i momenti di incertezza e di difficoltà e a costruire solide basi per una maternità e una paternità sereni.
La testimonianza di una ragazza, Fabiana, può dare risposta a molti dubbi e incertezze di una coppia che deve affrontare la decisione di ricorrere alla fecondazione eterologa e accettare un donatore esterno: “… I bambini nascono nel cuore delle mamme, penso che la vita sia vita fin dal principio … e che essere genitori sia accogliere la vita sotto ogni forma”.
ConclusioniPer elaborare i vissuti emotivi legati all’incertezza, alla paura e alla tristezza legata al fallimento di poter diventare genitori, la coppia che intraprende un percorso di fecondazione eterologa dovrebbe seguire un percorso psicologico.
Le tipologie di intervento psicologico possono riguardare l’individuo, la coppia e il gruppo.
I vantaggi maggiori, trattandosi di fecondazione assistita, provengono da un lavoro di coppia e di gruppo.
Un percorso psicologico rivolto alla coppia è utile sia in fase di comunicazione della diagnosi, sia prima di iniziare un protocollo di PMA.
Il percorso psicologico di gruppo risulta utile prima dell’inizio di un ciclo di PMA.
Maria Teresa Laura Abbruzzese – Psicologa
fonte: www.fondazioneserono.org